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Per la prima volta la straordinaria vicenda artistica di Lucio Fontana viene "raccontata" attraverso il motivo dominante del linguaggio barocco.
Sottolineato nello stesso Manifesto Spazialista ed interpretato nell'ampiezza delle sue implicazioni culturali, il Barocco è di fatto il piano di continuità attraverso cui si dipana e si sviluppa il linguaggio del grande artista italiano. Emergente nelle opere degli anni Trenta e Quaranta, esso diventa riferimento di sostanziale importanza quando, dalle iniziali forme plastiche, Fontana si avvia ad una nuova interpretazione della superficie e delle sue specificità.
Al centro di un simile itinerario persiste e si radica il principio stesso della metafora barocca, laddove spazio e tempo vengono coniugati con l'eterna alchimia della materia e nel persistente sortilegio della superficie.
Settanta capolavori sviluppano in mostra un percorso di rilettura del linguaggio di uno dei protagonisti più incisivi del XX secolo.
I famosi Concetti Spaziali - titolo che l'artista stesso attribuisce a pressoché tutte le proprie opere - testimoniano i molteplici svolgimenti della ricerca fontaniana: dalle trame materiche di "pietre" e "barocchi" ai "teatrini", dalle costellazioni di "buchi" alle "Fine di Dio", dai "tagli" alle liriche "Venezie", omaggio dell'artista alla magia lagunare.
La mostra esordisce con la Via Crucis, del 1947, un vero e proprio ampio ciclo di lussureggiante drammaticità barocca e di grande effetto coloristico, composto da 14 capolavori in ceramica riflessata, realizzati al rientro dell'artista dall'Argentina, poco prima dell'elaborazione del primo Manifesto Spazialista. E attorno a questo straordinario baricentro, appartenente ad una collezione privata e, di conseguenza, raramente esposto e visibile, saranno godibili i "vortici" lirici di pietre e materie, di fori ludici, erotici, o invece dolorosamente drammatici.
L'esposizione si conclude con una serie di "tagli" di maestosa presenza, tipologia espressiva, quest'ultima, che, nella "scandalosa" radicalità del gesto, ha reso famoso l'artista italiano.
Proprio il "taglio", l'Attesa cui si allude nei titoli stessi e la silenziosa enigmaticità cui sembra voler approdare, sottolinea di fatto uno dei quesiti metaforici più avvincenti del linguaggio di Lucio Fontana. La poesia del silenzio e, nel silenzio stesso, la tensione psichica dell'attesa di un gesto umile e determinato, ci introducono nello spazio strepitosamente materno del cosmo: queste, tra le altre, le emozioni che la grande arte di Lucio Fontana ci invita a vivere di persona.
La mostra, curata da Giorgio Cortenova, direttore della Galleria d'Arte Moderna di Verona, sarà allestita nel piano nobile di Palazzo Forti, in quella magica atmosfera che notoriamente ne caratterizza gli spazi e sarà accompagnata da un catalogo dato alle stampe per i tipi di Marsilio Editore.
Oltre alle riproduzioni delle opere esposte, la pubblicazione si avvarrà dei contributi critici di Luciano Caramel, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti , Antonello Negri e Francesco Tedeschi, componenti del comitato scientifico, ed inoltre di Andrea Bruciati e Barbare Rose, cui si aggiungeranno approfonditi apparati bio-bibliografici di Mauro Corradini e Monica Molteni. |