CHAGALL
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"E' buio. All'improvviso si spalanca il soffitto; un tuono, un lampo di luce ed ecco irrompere nella stanza, un'impetuosa creatura alata, avvolta in volute di nuvole", così scrive Marc Chagall nelle sue memorie; e continua: "Un forte fremito di ali. 'Un angelo!', penso io. Ma non riesco ad aprire gli occhi: dall'alto sgorga una luce troppo forte. L'ospite alato vola per tutti gli angoli della stanza, si solleva nuovamente e vola via attraverso la fenditura del soffitto, portando con sé il fulmine e l'azzurro. E di nuovo torna il buio. Mi sveglio".
Questo racconto tradotto in pittura nell'opera che appunto ha per titolo "Visione" (1917-18), é esemplificativo del pensiero dell'artista. Sogno o mondo sognato? E, sotto il lirismo alato dell'apparizione dell'angelo, non si nasconde l'ansia, la drammatica visione della solitudine incombente o di un fato dai risvolti amari?
Sogno, incanto, amarezza pervadono un mondo capace di coniugare insieme tradizioni ebraiche e antiche fole russe, segnali inusitati di un Oriente che turba ed affascina con cromatismi di forte drammaticità espressiva. Spesso nell'arte di Chagall la commozione e la poesia sconfinano nel presentimento di un fato terribile ed implacabile, nel sentimento di un'umanità indifesa davanti ad un potere cosmico terrificante.
Gli amanti sono sì dipinti nei toni rassicuranti del rosa, ma, degli stessi amanti, ecco la versione in azzurro che é per tradizione il colore dello "spirito", e che tende però a tramontare nella tensione psichica del blu. Infatti mentre la coppia "in rosa" appare distesa nella dolcezza dell'amore, quella "in blu", invece, rivela profili sfuggenti, di tagliente drammaticità; il tema dell'amore ritorna anche nell'opera "Promenade" (1917-18), uno dei capolavori della mostra, in cui Bella, la giovane moglie di Chagall, compie un magico volo, angelo in un paesaggio fiabesco. Dalla fiaba alla parabola: se l'"eterno pellegrino" rasenta i tetti della "Vecchia Vitebsk", parabola filosofica del vecchio inesausto viandante, l'interno della bottega della città natale si anima d'instabilità e gli spazi s'intersecano e si accavallano in un senso di conturbante precarietà.
Osservando poi lo sguardo incantatore, e al tempo stesso inquisitore, della bambina nell'opera "In campagna" (1918) di Boris Grigoriev, o l'intimismo non privo di drammaticità della "Famiglia a Tavola" (1920-21) di Vera Pestel o l'inquietudine trasmessa dal "Ritratto di donna con abito verde" (1913) di Alexander Shevchenko, per citare solo alcuni dei protagonisti di quel periodo, si avrà un quadro ancor più sfaccettato e complesso di quell'area spiritualista neo-primitiva di cui Marc Chagall fu l'indiscusso, ma non unico protagonista.


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